L'INIZIO DI UNA NUOVA ERA

È nata la Nuova Italia. Come sempre la storia fa le cose all’improvviso e nulla può essere come prima. Non starò a dire che tipo di epoca sia terminata, lo sanno tutti. Inutile parlare di fine di conflittualità ed odii retaggio di guerre antiche, incivili e dimenticate dalla stragrande maggioranza degli italiani, che anzi da tempo mostrano noia e disinteresse per la retorica delle eterne contrapposizioni irrisolute ed irrisolvibili.

Non è più il caso di parlarne, appunto. Parliamo piuttosto di quello che sarà, senza trionfalismi e senza rivendicazioni di merito. Siamo arrivati sin qui facendo ognuno il proprio dovere. Per l’Italia. E ora è il momento di rimboccarsi le maniche, per fare ancora di più.

Il fatto che i cittadini della Capitale (e tra loro molti elettori del centrosinistra) abbiano scelto di essere rappresentati da Gianni Alemanno è un’indicazione precisa. «Di una persona non mi interessa da dove viene, bensì dove va» avranno commentato molti ex oppositori ed avversari citando la famosa massima di Mao. E Alemanno si sa dove va. Al contrario dei suoi predecessori - e come già fece prendendo la guida di un ministero che secondo molti era secondario se non inutile - Alemanno va al lavoro, per Roma e per i romani. E lavorerà sodo.

Ma non si tratterà di una risorsa unicamente romana. Il sindaco della Capitale ha una proiezione mondiale e tutto ciò che riuscirà a realizzare resterà nella storia.

A noi tutti toccherà il compito di risvegliare, ognuno nel proprio contesto, la consapevolezza degli italiani di essere comunità, l’entusiasmo per la rinascita di una Nazione.

Il lavoro sarà soprattutto volto all’informazione ed alla comunicazione di questa storica rinascita. I nostri colleghi di molti dei maggiori media sembrano voler essere gli ultimissimi a rendersi conto che la realtà che si trova fuori dalle redazioni non è più in sintonia con quello che raccontano e descrivono. I più intelligenti se ne stanno accorgendo, anche se tardivamente, e cominciano a dichiarare la loro cessata disponibilità a tenere in vita i pregiudizi e le letture forzate di un’epoca ormai scomparsa.

D’ora in poi conterà solo ciò che verrà realizzato, non da dove venga chi lo realizzerà. Una persona onesta sarà una persona onesta anche se suo padre ha perso una guerra. E un uomo sciocco e stupido o prepotente ed arrogante non lo sarà di meno perché da giovane ha sfilato tra le fila dei vincitori o sfila oggi sotto la bandiera “giusta”.

Nessuno meriterà di essere odiato per le letture che ha fatto, per i sogni che ha coltivato o per non aver voluto chinare il capo dinanzi ai cambiamenti dei rapporti di potere. I fustigatori di professione dovranno cercare il difetto nella specifica del presente, non più scavando negli archivi di memorie più o meno di parte.

La persona più amata da un italiano tornerà ad essere ogni altro italiano, perché unito nel perseguimento di un comune obiettivo: ridare dignità e benessere a tutti ed ognuno.
Bisogna crederci. Bisogna avere speranza ed ottimismo, per la prima volta da decenni. Bisogna lasciar andare il pessimismo della ragione e riscoprire l’ottimismo della volontà. La guerra è finità, c’è una Patria da ricostruire. Un futuro fatto di strade e ferrovie, di serenità e sicurezza, di concordia e collaborazione, di solidarietà e tutela di ognuno per l’altro, di fratellanza.

Un popolo che si inchini dinanzi al sacrificio di ognuno che abbia, con il lavoro, con l’impegno sociale, col sacrificio della vita, costruito l’Italia. Un popolo consapevole di essere l’erede di un grande tesoro, un tesoro da trasferire integro se non accresciuto alle generazioni che verranno. Un popolo, una nazione e una bandiera. Bella, bellissima perché di tutti insieme.

Fino a ieri era solo un sogno. Ancor prima un sogno sognato solo da pochi. Oggi è una volontà di molti e un’opportunità di tutti. Colleghi giornalisti, avete una nuova missione: non più descrivere la realtà come conviene a pochi, ma raccontare agli italiani la realtà di tutti. Perché la realtà si può migliorare con la scelta delle parole e delle informazioni, ma non si può modificare, facendola apparire diversa da quella che è, nella speranza di condizionare le scelte e gli umori di quelli che guardano alla nostra professione per formarsi un’opinione.

Non sentirsi più al di sopra degli altri, una casta privilegiata armata di pennino, pronta a infilarlo nella schiena di chi ci pare per sentirci più potenti. Si può servire il pubblico senza fare del male, senza vendette, senza acrimonia, costruendo anziché distruggendo.

È una bella sfida, per chi la vuol raccogliere.

SEN. MARCELLO DE ANGELIS

GIANFRANCO FINI PRESIDENTE DELLA CAMERA: GRANDE TRAGUARDO PER LA DESTRA ITALIANA

 

Vi invio il discorso di insediamento alla Presidenza della Camera di Gianfranco Fini. Benchè sia lungo vale la pena di leggerlo, senza pregiudizi, per comprendere il percorso politico della Destra italiana in questi anni.

"Onorevoli colleghi,
è con autentica, e penso comprensibile, emozione che mi rivolgo a voi per un doveroso indirizzo di saluto in apertura della XVI Legislatura.
Ringrazio quanti mi hanno espresso la loro fiducia e, con pari sincerità, quanti non lo hanno fatto per logici e più che naturali motivi politici.
Come i più recenti tra i miei predecessori, gli onorevoli Bertinotti, Casini e Violante -che saluto- sono anch'io un uomo di parte, fortemente convinto della bontà dei valori che hanno ispirato il mio impegno politico.
Ho tuttavia ben chiaro che il primo dovere dell'alta carica istituzionale cui mi avete chiamato è quello del rigoroso rispetto del principio di assoluta parità di diritti, tra tutti i deputati, nell'espletare -nella democratica dialettica tra maggioranza e minoranza- le prerogative che sono attribuite ai parlamentari dalla Costituzione.
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che della Costituzione è il supremo e imparziale garante, rivolgo un doveroso quanto sincero e particolare saluto. Con sentimenti di rispetto e stima mi rivolgo al Presidente ed all'intera Corte Costituzionale; al neopresidente del Senato sen. Schifani con cui sono certo di una proficua collaborazione istituzionale; al Segretario Generale ed a tutti i funzionari e dipendenti della Camera dei Deputati.
Un deferente omaggio lo rivolgo al Pontefice Benedetto XVI, guida spirituale della larghissima maggioranza del popolo italiano ed indiscussa autorità morale per il mondo intero, come dimostrato anche dal suo recente mirabile discorso alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La laicità delle istituzioni è principio irrinunciabile della nostra come di ogni moderna democrazia parlamentare. Ed è proprio nel nome di tale principio che il Parlamento deve saper riconoscere il ruolo fondamentale che, nell'arco dei secoli, la religione cristiana ha avuto, e ha tuttora nella formazione e nella difesa della identità culturale della Nazione italiana.
Nazione di cui è simbolo la bandiera Tricolore, esposta in quest'aula, ed alla quale rendo omaggio.
E' in essa che si riconosce il nostro popolo, le donne e gli uomini che vivono all'interno dei confini della Repubblica come i nostri connazionali residenti all'estero, che per la seconda volta hanno eletto i loro rappresentanti in Parlamento.
E' al nostro popolo, a coloro che il 13 e 14 aprile hanno esercitato il diritto di voto così come a coloro che legittimamente si sono astenuti dal farlo, che la Camera dei Deputati deve avvertire in via prioritaria il dovere di rispondere del suo operato.
La credibilità e l'efficienza delle istituzioni rappresentano la risposta più alta, e proprio per questo più difficile, al rischio della disaffezione e della disistima nei confronti del sistema politico e della democrazia rappresentativa.
Credibilità significa nutrire la forte consapevolezza che spetta innanzitutto a noi, a chi siede in quest'aula, l'onere di dimostrare che i deputati non sono una casta di cittadini privilegiati.
Ciò sarà possibile solo con la forza incontrovertibile dei fatti.
Fin d'ora chiedo a ognuno di voi, onorevoli colleghi, collaborazione e sostegno per far si che la Camera dei Deputati sia un buon esempio per tutti gli italiani in materia di trasparenza interna, corretto utilizzo del denaro del contribuente, riduzione delle spese, valorizzazione dei meriti e delle capacità.
Efficienza delle istituzioni significa riforme.
Negli ultimi dieci anni il dibattito sul tema è stato ampio e fruttuoso.
Sarebbe sbagliato, perché non corrispondente al vero, affermare che nulla è stato fatto. Più volte la Costituzione è stata cambiata, e anche nella I parte. Non siamo all'anno zero. Eppure spero di interpretare il sentimento di tutta la Assemblea affermando che la XVI Legislatura dovrà essere per davvero una Legislatura Costituente.
Le sfide del tempo in cui viviamo a proposito della "qualità della democrazia" esigono infatti una risposta che metta la società civile in condizione di avvalersi di istituzioni più snelle ed efficienti di quelle attuali.
La modernizzazione del Sistema Italia deve necessariamente riguardare anche il nostro assetto politico-istituzionale.
Nella passata Legislatura la Commissione Affari Costituzionali ha messo a punto una proposta, ampiamente condivisa, per superare il cosiddetto bicameralismo perfetto, per rafforzare con equilibrio il ruolo dell'Esecutivo ed il potere di indirizzo e di controllo del Parlamento, per realizzare un federalismo unitario e solidale.
Mi auguro che da essa si possa ripartire in questa Legislatura per definire una nuova architettura costituzionale che faccia della nostra democrazia una democrazia più rappresentativa e più governante.
La ricorrente contrapposizione tra i problemi e le aspirazioni del Nord del paese e quelli del Meridione deve essere sanata unicamente nel nome di un autentico interesse nazionale. Ed è certamente interesse di tutti gli italiani, aldilà di dove essi risiedono, avere istituzioni che siano per davvero al servizio dei cittadini, ne tutelino i diritti e ne valorizzino le capacità.
Istituzioni nazionali ed europee; perché sempre di più, nell'epoca della globalizzazione economica, con le opportunità e i pericoli che essa comporta, si deve avvertire la necessità di una politica comune dei popoli e degli Stati del vecchio Continente.
A tale riguardo è mio vivo auspicio che il futuro Governo invii sollecitamente alle Camere il disegno di legge di ratifica del nuovo Trattato Europeo di Lisbona perché l'Italia, paese fondatore dell'Unione, deve esercitare anche in questa occasione un deciso ruolo di impulso e di stimolo.
Onorevoli Colleghi,
anche questa Legislatura si apre a cavallo tra due ricorrenze di alto valore ideale e politico, il 25 aprile ed il 1 maggio.
Celebrare la ritrovata libertà del nostro popolo e la centralità del lavoro nell'economia è un dovere cui nessuno si può sottrarre. Specie se vogliamo vivere il 25 aprile ed il 1 maggio come giornate in cui si onorano valori autenticamente condivisi e avvertiti come vivi e vitali da tutti gli italiani ed in particolare dai più giovani.
Negli ultimi anni molti passi avanti nella giusta direzione sono stati compiuti, e dalla quasi totalità delle forze politiche.
Coloro che si ostinano ad erigere steccati di odio o a negare le infamie dei totalitarismi sono pochi quanto isolati nella coscienza civile degli italiani.
La ricostruzione di una memoria condivisa, una sincera pacificazione nazionale, nel rispetto della verità storica, tra i vincitori ed i vinti di ieri sono traguardi ormai raggiunti anche per il nobile e coraggioso impegno profuso, in stagioni politicamente diverse, da due Presidenti della Repubblica, che voglio salutare e ringraziare: Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi.
Eppure penso che sia tutt'ora di grande significato politico e morale rammentare il valore insostituibile della Libertà, bene supremo per ogni essere umano, precondizione per ogni democrazia.
E penso sia lecito domandarsi se ancora oggi, 63 anni dopo la Liberazione, la nostra Libertà corra pericoli, sia davvero minacciata.
Spero non meravigli se alla domanda mi sento di rispondere affermativamente; se ritengo che la Camera dei Deputati debba essere consapevole che un'insidia per la nostra Libertà, e di conseguenza per la nostra democrazia, a mio avviso esiste tutt'ora.
La minaccia non viene dalle ideologie antidemocratiche del secolo scorso che sono ormai sepolte, nella quasi totalità delle coscienze del nostro popolo, con il novecento che le ha generate.
I rischi per la nostra libertà sono oggi di tutt'altra natura.
L'insidia maggiore viene dal diffuso e crescente relativismo culturale e morale; dalla errata convinzione che libertà significhi pienezza di diritti e assenza di doveri e finanche di regole.
La libertà è minacciata nello stesso momento in cui, come sta avvenendo per alcune questioni, nel suo nome si teorizza la presunta impossibilità di definire ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Essere consapevole di questo pericolo e sventarlo è dovere primario della politica, se davvero vuole onorare il suo primato. Ed è compito delle istituzioni, ed in primis del Parlamento, riconoscere e valorizzare il ruolo centrale che, nella difesa della libertà autenticamente intesa, hanno l'educazione dei giovani e la diffusione del sapere.
E' nella famiglia e nella scuola, luoghi dove si formano i cittadini di domani, che nasce, cresce e si diffonde l'ideale della libertà.
Un ideale che va difeso quotidianamente da un'altro pericolo.
La progressiva perdita di autorevolezza dello Stato, l'affievolirsi del principio di legalità, l'aleatorietà del diritto alla giustizia, il conseguente diffondersi di un senso di insicurezza tra i cittadini.
Fenomeni che sono la spia di un "malessere della democrazia" che riguarda l'intero Occidente, che in Italia non sono più acuti che altrove, che non devono indurre a presagire la disgregazione della coesione sociale ma che sono comunque presenti in misura tale da imporre alle istituzioni il dovere di contrastarli.
Sono certo che la Camera dei Deputati, nel confronto tra le diverse posizioni culturali e politiche e sempre e comunque nel pieno rispetto del dettato costituzionale, vorrà e saprà farlo.
E' con questo fermo convincimento che desidero rivolgermi, per rendere omaggio al loro impegno e per ricordare quanti sono Caduti nell'adempimento del dovere, a tutte le donne e gli uomini che servono lo Stato.
Penso in primo luogo alla Magistratura di ogni ordine e grado e agli appartenenti alle Forze dell'Ordine. E' a loro che si deve la certezza che l'azione dello Stato, se sostenuta da leggi giuste varate dal un Parlamento democratico, è sempre e comunque più forte di tutte le mafie, di ogni illegalità e abuso, di qualsivoglia prevaricazione e lesione dei diritti del cittadino.
Analogamente si deve alle nostre Forze Armate, cui parimenti rivolgo un grato saluto, se il terrorismo internazionale ha avuto la riprova che la libertà e la pace sono valori per la cui difesa e affermazione l'Italia è in prima linea , come dimostra il coraggio, l'umanità e purtroppo il sacrificio dei nostri soldati impegnati nelle missioni internazionali.
Onorevoli colleghi,
naturale corollario, in termini ideali, della Festa della Libertà è la Festa del Lavoro. E' infatti solo il pieno esercizio del diritto del nostro popolo di lavorare e generare ricchezza che può liberare l'economia dalle secche della stagnazione. Ed è solo il diritto di ogni cittadino ad avere un lavoro dignitoso ed equamente retribuito che può liberare le famiglie dal bisogno e dal timore della emarginazione sociale.
Come garantire concordia tra capitale e lavoro, come aumentare la produzione della ricchezza nazionale, come ridistribuirla in modo equo, secondo le capacità e i bisogni di ognuno, è ormai interrogativo che riguarda l'intera politica europea, chiamata anche su questo versante a confrontarsi con il tramonto delle ideologie classiste e veteroliberiste del Novecento e sempre più obbligata a rispondere alla sfida epocale della globalizzazione dei mercati.
Mi auguro che anche su queste questioni, che si riflettono sulla qualità della vita quotidiana degli italiani, la Camera dei Deputati sappia, nel confronto tra governo e opposizione, fornire risposte capaci di rafforzare la credibilità delle istituzioni e far imboccare al paese la via della ripresa economica, dello sviluppo, della giustizia sociale.
Sono altresì certo che tutte le deputate e i deputati, senza distinzione di appartenenza politica, avvertano oggi l'imperativo morale del massimo impegno per garantire che il diritto al lavoro possa essere esercitato in condizioni di sicurezza. La perdurante tragedia delle cosiddette morti bianche offende la coscenza di ognuno, non può e non deve essere considerata come ineluttabile, deve generare uno sforzo comune a tutte le istituzioni perché ad essa si ponga rapidamente fine.
Onorevoli colleghi,
l'ultima breve considerazione che desidero rivolgervi è relativa alla cosiddetta "diplomazia parlamentare" avviata e sviluppata dai miei predecessori.
Ritengo che la Camera dei Deputati debba continuare ad avvalersene per rafforzare il dialogo con altre Assemblee legislative ed in particolare con quelle dei paesi del Mediterraneo.
Sulle sponde del "mare nostrum" sono nate e si sono diffuse le tre grandi religioni monoteiste. Per secoli il Mediterraneo è stato l'epicentro del pianeta, luogo di fecondi scambi culturali e commerciali e teatro di guerre sanguinose tra popoli di cultura e religione diversa.
Oggi è specie nel Mediterraneo che il rapporto tra la cultura ebraicocristiana dell'Occidente e l'Islam può svilupparsi positivamente nel segno del reciproco rispetto tra identità diverse o può precipitare nel baratro di quello scontro tra civiltà evocato e invocato dagli integralisti.
E' altresì di tutta evidenza che è indispensabile guardare a ciò che accade nel Mediterraneo anche per affrontare le questioni poste dai massicci fenomeni migratori e per dar vita a effettive politiche di integrazione.
Sono certo che il nostro Parlamento , che nel 2010 assumerà la Presidenza di turno della Assemblea euromediterranea, saprà farlo e che di grande rilievo sarà il contributo fornito dalla Camera dei Deputati.
Grazie per l'attenzione con cui mi avete ascoltato.
A tutte le deputate e i deputati, ed in particolar modo a chi oggi è entrato per la prima volta nell'aula di Montecitorio, sinceri auguri di buon lavoro".

25 APRILE: ORA E' TEMPO DI PACIFICAZIONE NAZIONALE

 

Berlusconi sul 25 Aprile:

"Bisogna capire anche Salò e gli infoibati. Credo che oggi ci siano le condizioni perché questo 25 aprile possa rappresentare un salto di qualità verso la definitiva pacificazione nazionale".

A sostenerlo è in una nota scritta per l'occasione, Silvio Berlusconi, secondo il quale questa pacificazione sia "non per cancellare la memoria, le ragioni e i torti, ma perché chi ha combattuto per la Patria sia considerato figlio di questa Nazione".

''Il 25 aprile indica simbolicamente il ritorno dell'Italia alla democrazia ed alla libertà - scrive il leader del Pdl -. ''In quel giorno di 63 anni fa si videro le piazze festanti attorno alle truppe alleate e ai combattenti per la libertà. Fu palpabile il sentimento di liberazione di un intero popolo, costretto a combattere una guerra che sperava conclusa, ma che proseguì con l'occupazione del proprio territorio.
Già il 25 luglio del '43, quando cadde il regime, quello stesso sentimento di liberazione si era manifestato con una festa nazionale senza vendette e senza morti. Purtroppo - sottolinea Berlusconi - seguì la guerra civile, l'occupazione da parte dei tedeschi, che creò un segno di sangue nella memoria italiana.

Generò un odio tra vincitori e vinti che segnò la coscienza del Paese''.
''Ormai - sottolinea il leader del Pdl - tutto questo è storia e adesso è tempo di dare al 25 aprile un senso italiano popolare e nazionale, un senso di libertà e di pace. Oggi, a più di sessant'anni dal 25 aprile, a sedici dalla caduta del Muro di Berlino, il compito della politica è quello di consolidare il tessuto connettivo della Nazione. E lo si deve fare a partire dalla nostra memoria storica''.
Capire le ''ragioni dei ragazzi di Salò'', come hanno sostenuto in passato anche diversi esponenti della sinistra, e ''saldare il debito contratto con gli esuli Istriano-dalmati'' è la ''strada giusta'' che non ''può in qualche modo ledere l'orgoglio di chi combattè per la libertà contro la tirannia''. ''Non c'è revisione storica - aggiunge - che possa cambiare la gratitudine che dobbiamo a quei combattenti che posero le basi per la liberta' delle generazioni''.
Ma non c'è gratitudine che possa impedire la ricostruzione obiettiva di quegli anni. L'anniversario della Liberazione - conclude - è dunque principalmente l'occasione per riflettere sul passato, sul presente e sull'avvenire del Paese. Se oggi riusciremo a farlo insieme, avremo reso un grande servizio non a una parte politica o all'altra, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli che hanno il diritto di vivere in una democrazia finalmente pacificata''.

IL 13-14 APRILE PER CAMBIARE L'ITALIA VOTA COSI'

AZIONE GIOVANI PROTAGONISTA AL TAVOLO DEI GIOVANI DI VIMERCATE

Con Mercoledì 9 Aprile si è conclusa la fase costituente del Tavolo dei Giovani di Vimercate, progetto a cui Azione Giovani ha dato un contributo determinante nella sua progettazione durata ben due primavere.
Con il voto all'unanimità dei consiglieri comunali sono stati eletti Gabriele Birindelli e Samantha Cereda che vanno ad aggiungersi all'eletto a maggioranza dall'Assemblea dei giovani vimercatesi Marco Procopio. Birindelli subito dopo l'elezione ha dichiarato: "Questo è il giusto riconoscimento per il lungo lavoro fatto con l'amministrazione, che ha saputo accogliere le nostre obiezioni e le modifiche da noi proposte all'originale bozza. Questo è un chiaro messaggio che la politica sa anche essere costruttiva quando mette da parte le divisioni e lascia spazio alla concretezza. Ora lavoreremo per i giovani, per avvicinarli alla politica e per farli sentire dei veri e propri cives."
Samantha ha aggiunto: "Aver conquistato ben tre posti al Tavolo dei Giovani è una grande vittoria per i militanti di AG. Assicuriamo presenza, rappresentanza e impegno a tutti i ragazzi di cui saremo portavoce. L’obiettivo fondamentale è quello di perpetrare anche in questo contesto i nostri valori e le nostre battaglie, per dimostrare quale sia il vero significato della militanza politica e soprattutto la grande importanza che questa ha per far sentire e valere la nostra voce. È senza dubbio apprezzabile, in primis, che i consiglieri d’opposizione abbiano appoggiato la candidatura di due giovani di AN, ma soprattutto che si sia facilmente trovato l’accordo anche con i consiglieri di maggioranza sui nostri nomi."

IL CIRCOLO DI VIMERCATE OSPITA ROBERTO ALBONI

Lunedì 31 Marzo alle ore 21.00, la militanza di Alleanza Nazionale della Brianza Est si riunirà nella sede di Vimercate in via Crispi 2 per incontrare l'On. Roberto Alboni.

Faremo insieme il punto di questa campagna elettorale per organizzare gli ultimi sforzi per riprendere la guida dell'Italia e garantire più sicurezza e giustizia sociale con Alleanza.

Sono invitati a partecipare tutti gli iscritti e i sostenitori di Alleanza Nazionale.

"VIA MARTIRI DELLE FOIBE" AD ARCORE. AN E AG VIMERCATE PLAUDONO ALL'INIZIATIVA

I Circoli di Alleanza Nazionale e di Azione Giovani di Vimercate plaudono all'iniziativa del comune di Arcore di intitolare una Via della città in onore dei Martiri delle Foibe. Inoltre si guarda con particolare interesse l'iniziativa della sezione A.N.P.I. di Arcore, che ha spedito una missiva a tutti i consiglieri comunali approvando incondizionatamente l'iniziativa specificando che è importante "ricordare adeguatamente le persone che hanno sofferto e perso la vita in quelle condizioni e la sofferenza dei loro congiunti".
Rosario Mancino, commissario del circolo cittadino di Alleanza Nazionale dichiara che
"Finalmente, grazie ad una iniziativa del Comune guidato dall'amministrazione di centrodestra, si comincia a riconoscere una verità storica universale su cui fondare i nuovi valori nazionali. Anche se è una goccia in un mare di ipocrisie pensiamo che sia importante come esempio di onestà e partecipazione."
Gabriele Birindelli, presidente del circolo di Azione Giovani, si unisce alle considerazioni fatte da Rosario Mancino e aggiunge: "Questa è la dimostrazione che la nostra battaglia nel Comune di Vimercate non è nostalgica e tanto meno antistorica poichè anche l'A.N.P.I. arcorese, associazione notoriamente di sinistra, si è unita all'iniziativa. Ritengo che i Consiglieri Comunali e gli Assessori di Vimercate che hanno osteggiato la nostra proposta ora debbano fare un passo indietro se non vogliono fare una pessima figura di fronte ai propri elettori e alla storia. Ritengo inoltre che l'A.N.P.I. di Vimercate debba scendere in piazza al nostro fianco per promuovere la raccolta firme ancora in corso."

Popolo della Libertà

Vota Berlusconi Popolo della Libertà

Quante persone hanno visitato questo sito?